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Matrimoni ad Altamura… qualcosa non va

Don Alessandro Amapani: «Tutto questo è paganesimo, non si può più tollerare!». Un repertorio di canti composto da colonne sonore di film

Estate. Tempo di ferie, di viaggi… e di matrimoni. Non è raro passare all'ora di pranzo davanti ad una delle parrocchie di Altamura e vedere parenti e amici pronti a lanciare manciate di riso verso i novelli festeggiati. Tradizione vuole che gli sposi non si parlino né si vedano il giorno prima delle nozze. Poi ci sono i dolci di mandorle ed i confetti. Tradizione vuole che la sposa faccia il lancio del bouquet. E le fotografie prima di tagliare il nastro. Tradizione vuole… che ci si sposi in chiesa. Sì, perché nella lista delle regole e dei comportamenti per la riuscita di un buon matrimonio, tanto in voga su internet, c'è pure questo. La celebrazione delle nozze in chiesa non è più una questione di fede, ma un'usanza che nel giorno più importante della propria vita deve apparire perfetta, come tutte le altre cose. Apparire, certo. Nel repertorio dei canti liturgici scelti dagli sposi stranamente non ci sono canti liturgici, ma colonne sonore di film. Succede spesso ad Altamura, soprattutto nell'ultimo periodo. Il matrimonio, insieme agli altri sacramenti, è stato uno degli argomenti delle sedute del Primo Sinodo Pastorale Diocesano. Diverse le novità annunciate a partire da gennaio 2012. Ma come si celebrano i matrimoni ad Altamura? Quali sono le cose che non vanno? Lo abbiamo chiesto a don Alessandro Amapani, direttore dell'Ufficio liturgico e della musica sacra della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.

Don Alessandro, che cosa sta accadendo?
Dopo un anno o due di preparazione insieme alle coppie dei fidanzati alla celebrazione del sacramento del matrimonio, noi constatiamo nuovamente come la maggior parte degli sposi non abbia compreso la profondità e la santità di quello che stanno celebrando. L'attenzione all'organizzazione della festa è lecita - e deve essere così perché si tratta del momento più bello della loro vita - ma la disattenzione e la superficialità con cui si "assiste" - e non si "celebra" - alla propria liturgia nuziale mostra come la liturgia non sia un elemento centrale del matrimonio. Assistere vuol dire essere spettatori di qualcosa che accade e di cui non si è protagonisti. Questa è la realtà che anche noi sacerdoti subiamo nella celebrazione del matrimonio.

Che cosa significa celebrare?
Celebrare vuol dire essere protagonisti con la mente, il cuore, i sentimenti, tutta la persona per far sì che quello che stai celebrando sia vero. La liturgia è il luogo, lo spazio ed il tempo in cui uno celebra, il teatro è il luogo in cui si assiste ad uno spettacolo. I matrimoni che noi celebriamo in chiesa sono teatri sacri in cui la location è sicuramente molto più attraente di una sala consiliare. Il mio parere è che l'80% dei matrimoni è meglio che siano celebrati in una sala consiliare. Perché di fede cristiana non ce n'è. C'è religiosità, che vuol dire togliersi uno scrupolo religioso - perché così è più bello e perché c'è il giudizio dei parenti - ma di fede cristiana non c'è più niente.

Da che cosa si percepisce questa assenza di fede nella celebrazione dei matrimoni?
Si vede attraverso due dati. Prima di tutto dal fatto che la liturgia è subita, non vissuta. Nel rito del matrimonio i celebranti sono gli sposi, marito e moglie, ed il prete è un testimone che celebra la messa, assiste a ciò che loro celebrano. La realtà è vissuta qui in forma passiva. Tutto ciò che accade durante la liturgia, deve accadere, non se ne comprende più il senso. Finita la celebrazione del matrimonio, la Messa, l'Eucaristia, la Vita di Fede non esistono più. Ci si rivede al battesimo dei figli. Questo è il segno che un cammino di preparazione al sacramento del matrimonio non ha efficacia se non soltanto per lo scrupolo della celebrazione in chiesa di un sacramento di cui non si conosce la validità e di cui non si vive la santità.

Il matrimonio in chiesa è diventato una tradizione?
Fra tradizione e fede c'è una bella differenza. Le tradizioni sono opere degli uomini ripetitive, con il passare del tempo perdono anche il senso. La fede è opera dell'uomo e di Dio. La differenza è abissale. Oggi la cultura, anche religiosa, di questa Diocesi ci porta a non sapere più che cosa sia una liturgia. La gente non sa stare più in chiesa, non sa più che cosa sia una liturgia, non conosce la gestualità, le risposte, i movimenti. I segni non hanno più un valore per la gente, che vive le liturgie, le celebrazioni come appuntamenti rituali di un percorso, non come tappe di un cammino personale.

Come si può far fronte a questa situazione?
Formando le persone nelle messe domenicali ed in quelle occasionali, quando la gente torna per la celebrazione dei sacramenti. Celebrando bene, secondo le norme, mettendo da parte le creatività personali, che sono frutto di paganesimo, perché con il Vangelo, con i riti, con la liturgia non hanno nulla a che fare.

E per quanto riguarda la musica liturgica?
Inesistente. Il repertorio dei matrimoni è diventato un repertorio di colonne sonore di film, di brani non pensati per una Messa. Parlo anche di repertorio classico, che sta tornando in voga nell'ultimo periodo. In questo modo la partecipazione del popolo, natura di un canto liturgico, non esiste più. Si eseguono l'Alleluia di Haendel, di Mozart, di Bach, l'Ave Maria di Schubert, scritta tra l'altro per la sua amante. Questa è gravissima responsabilità degli animatori delle liturgie.

Non c'è un documento che detta delle norme?
Praenotanda del Messale Romano, il rito del matrimonio universale, le norme per le celebrazioni dei matrimoni in Puglia, che è un documento della Conferenza Episcopale Pugliese, e le norme del vescovo Mario Paciello in Diocesi. Esistono norme per i fioristi, per i fotografi e per questi pseudo animatori liturgici, ma risultano sconosciute e, se per caso ne vengono a conoscenza - perché alcuni sacerdoti le forniscono – le disattendono. Ci sono un'ignoranza di base ed una volontà di disattendere le norme perché questo porta soldi. È scandaloso sentire fioristi e fotografi che guadagnano migliaia di euro su una liturgia. Pseudo animatori liturgici che guadagnano centinaia di euro per animare una liturgia. Tutto questo è paganesimo. Non si può più tollerare. La gente non può lavorare sulle cose di Dio.

I sacerdoti come possono intervenire?
I sacerdoti possono educare e formare. Nella mia parrocchia (ndr, Santa Maria della Consolazione), obbedendo alle norme universali, nazionali, regionali e locali, anima le liturgie solo il coro parrocchiale in turni diversi. Le norme del Vescovo dicono che l'animazione liturgica dei sacramenti, in particolare del matrimonio, sia fatta dal coro parrocchiale, dagli organismi parrocchiali, che hanno una formazione liturgica musicale. Da noi, in parrocchia, il repertorio è strettamente liturgico. Non ci sono eccezioni stravaganti. Invece, in generale, lo stile diffuso è da sala ricevimenti. Questo è sinonimo di ignoranza, di superficialità e di non conoscenza di che cosa sia una liturgia. Perché se uno sapesse che cos'è una celebrazione, non arriverebbe a questi abomini, compreso i preti. Sono eresie, è commercio. Il matrimonio è diventato un commercio sacro che di sacro non ha niente. Sacro solo perché accade in chiesa. C'è gente che distribuisce bigliettini da visita per animare i matrimoni in chiesa. Ma dove siamo arrivati?

Che cosa si è deciso durante le sedute sinodali per il 2012?
Si prevedono dei corsi di formazione obbligatori, a partire da gennaio 2012 in poi, per i fioristi, i fotografi, gli organisti, gli animatori della liturgia affinché conoscano la liturgia e si mettano al servizio non come semplici gestori economici. La Diocesi di Bari ha istituito già da tempo un tesserino di riconoscimento per i fotografi, i fioristi, gli animatori formati per questo servizio.

Dunque avranno accesso alla celebrazione di matrimoni e comunioni solo coloro che faranno questo corso?
Questo è ciò che ha sancito il Sinodo. Il libro del Sinodo, da dicembre 2011, quando verrà pubblicato dalla Diocesi, diventerà norma assoluta.
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