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La città
"Scuola: con la settimana corta si riduce il diritto all'istruzione"
Lettera aperta del consigliere comunale e insegnante Michele Loporcaro
Altamura - mercoledì 17 dicembre 2025
16.09 Comunicato Stampa
Lettera aperta del consigliere comunale Michele Loporcaro (appartenente alle commissioni cultura e pari opportunità), insegnante, che lancia una riflessione sul tema della settimana corta nelle scuole. Secondo Loporcaro "la scuola della settimana corta "accorcia" il diritto all'istruzione e aumenta le disuguaglianze sociali" e invita gli organi collegiali (collegi dei docenti e consigli di istituto) a mettere al centro "solo le esigenze educative e didattiche e garantiscano pari opportunità a partire dalle opportunità spesso negate dalle condizioni socio-economiche".
Di seguito il testo della lettera aperta.
In questi giorni le scuole altamurane si cimentano con il proprio OPEN DAY per farsi conoscere. Sono giorni in si cui torna a parlare di organizzazione tempo scuola: meglio 5 giorni dalle 8 alle 14 o 6 giorni dalle 8,15 alle 13,15?
Dal punto di vista didattico, la settimana corta non offre alcun vantaggio. L'azione didattica è efficace se limitata ad un numero di ore che consente adeguati livelli di attenzione. Ogni docente attento sa bene che la quinta ora è già molto "pesante" e non solo per i ragazzi.
Il diritto primario all'istruzione non può essere subordinato a presunte esigenze tecniche come l'organizzazione di una segreteria, il risparmio sulla bolletta energetica o l'ottimizzazione del trasporto scolastico. Un tempo scuola su 6 giorni permette di affrontare con adeguate risorse mentali e fisiche il carico dell'impegno scolastico conciliando i tempi della famiglia, un pranzo sano e l'organizzazione di attività sportive, musicali e ricreative. Tutte cose incompatibili con l'orario della settimana corta. L'uscita alle 14 (alle 15 o alle 16 alle scuole secondarie di secondo grado) determina un importante slittamento degli orari. Il pomeriggio è più "corto" per fronteggiare, oltretutto, un carico di stress e compiti maggiore (una materia in più al giorno). Si è più stanchi, con un'ora di lezione in più al giorno. La conseguenza è sacrificare qualcosa nello studio e rinunciare a coltivare un'attività extrascolastica. Un aumento di pressione di cui ragazzi e ragazze non hanno assolutamente bisogno.
La competenza sul tempo scuola è del Consiglio di istituto che, però, si avvale del parere "tecnico" del Collegio dei docenti che si esprime sulle ricadute educativo-didattiche di ogni scelta. Diverse famiglie e insegnanti già denunciano come nella scuola su 5 giorni dalle 8,00 alle 14,00 emergano una serie di problematiche: troppe le 6 ore quotidiane, compressione del tempo scuola, aumento del carico di lavoro per il giorno dopo. Le comunità scolastiche si interrogano sulla sensibile riduzione del livello medio di attenzione che rende già difficoltose le ultime ore. I docenti attenti si interrogano sull'aumento della dispersione scolastica che vede la Puglia con il triste primato del 18% di abbandoni contro il 13% della media nazionale.
Oggi è più che mai necessario che la scuola sia più presente, disponibile per un tempo maggiore, che sia un presidio che risponda ai bisogni immateriali e concreti di tante giovani persone sempre più fragili, che faccia da argine alle crescenti solitudini e il disagio giovanile. La scuola chiusa il sabato risponde realmente alle esigenze della maggior parte delle persone, studenti e famiglie o piuttosto è una scelta utile ad una limitata fascia di popolazione, a discapito del benessere e dell'interesse di tutti gli altri? Gli organi collegiali mettano "al centro" solo le esigenze educative e didattiche e garantiscano pari opportunità ad ogni studente o studentessa a partire dalle opportunità spesso negate dalle condizioni socio-economiche delle famiglie meno facoltose. Ne va della dignità di docenti, di dirigenti, di ogni adulto. Ne va del futuro della Scuola.
Michele Loporcaro, insegnante e consigliere comunale
Di seguito il testo della lettera aperta.
In questi giorni le scuole altamurane si cimentano con il proprio OPEN DAY per farsi conoscere. Sono giorni in si cui torna a parlare di organizzazione tempo scuola: meglio 5 giorni dalle 8 alle 14 o 6 giorni dalle 8,15 alle 13,15?
Dal punto di vista didattico, la settimana corta non offre alcun vantaggio. L'azione didattica è efficace se limitata ad un numero di ore che consente adeguati livelli di attenzione. Ogni docente attento sa bene che la quinta ora è già molto "pesante" e non solo per i ragazzi.
Il diritto primario all'istruzione non può essere subordinato a presunte esigenze tecniche come l'organizzazione di una segreteria, il risparmio sulla bolletta energetica o l'ottimizzazione del trasporto scolastico. Un tempo scuola su 6 giorni permette di affrontare con adeguate risorse mentali e fisiche il carico dell'impegno scolastico conciliando i tempi della famiglia, un pranzo sano e l'organizzazione di attività sportive, musicali e ricreative. Tutte cose incompatibili con l'orario della settimana corta. L'uscita alle 14 (alle 15 o alle 16 alle scuole secondarie di secondo grado) determina un importante slittamento degli orari. Il pomeriggio è più "corto" per fronteggiare, oltretutto, un carico di stress e compiti maggiore (una materia in più al giorno). Si è più stanchi, con un'ora di lezione in più al giorno. La conseguenza è sacrificare qualcosa nello studio e rinunciare a coltivare un'attività extrascolastica. Un aumento di pressione di cui ragazzi e ragazze non hanno assolutamente bisogno.
La competenza sul tempo scuola è del Consiglio di istituto che, però, si avvale del parere "tecnico" del Collegio dei docenti che si esprime sulle ricadute educativo-didattiche di ogni scelta. Diverse famiglie e insegnanti già denunciano come nella scuola su 5 giorni dalle 8,00 alle 14,00 emergano una serie di problematiche: troppe le 6 ore quotidiane, compressione del tempo scuola, aumento del carico di lavoro per il giorno dopo. Le comunità scolastiche si interrogano sulla sensibile riduzione del livello medio di attenzione che rende già difficoltose le ultime ore. I docenti attenti si interrogano sull'aumento della dispersione scolastica che vede la Puglia con il triste primato del 18% di abbandoni contro il 13% della media nazionale.
Oggi è più che mai necessario che la scuola sia più presente, disponibile per un tempo maggiore, che sia un presidio che risponda ai bisogni immateriali e concreti di tante giovani persone sempre più fragili, che faccia da argine alle crescenti solitudini e il disagio giovanile. La scuola chiusa il sabato risponde realmente alle esigenze della maggior parte delle persone, studenti e famiglie o piuttosto è una scelta utile ad una limitata fascia di popolazione, a discapito del benessere e dell'interesse di tutti gli altri? Gli organi collegiali mettano "al centro" solo le esigenze educative e didattiche e garantiscano pari opportunità ad ogni studente o studentessa a partire dalle opportunità spesso negate dalle condizioni socio-economiche delle famiglie meno facoltose. Ne va della dignità di docenti, di dirigenti, di ogni adulto. Ne va del futuro della Scuola.
Michele Loporcaro, insegnante e consigliere comunale
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