Unità d'Italia
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La città

L'amore per la Patria degli altamurani

I Giovani UDC, «La storia ci ha insegnato ad essere fieri di essere italiani». Un approfondimento che vede il ruolo di Altamura nella fondazione del Regno d'Italia

In occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il Movimento Giovani UDC di Altamura, coordinato da Antonio Cornacchia e presieduto da Giuseppe Clemente, ha ritenuto opportuno sottoporre all'attenzione dei cittadini una riflessione sulla storia degli anni del Risorgimento e sugli eventi che hanno portato alla costituzione dell'unità nazionale, sottolineando il sentimento unico e la fierezza di sentirsi uniti degli altamurani. Altamura, infatti, in quegli anni fu protagonista in Puglia della storia risorgimentale italiana. L'approfondimento effettuato dai Giovani UDC risveglia la consapevolezza di appartenenza alla Nazione riesumando un principio ormai svanito nel tempo, l'amore per la Patria. Il testo – si specifica nel comunicato – è tratto dall'articolo del Conte Celio Sabini, "Documenti Altamurani del 1860" (Pubblicato sul Bollettino A.B.M.C. n°8 del 1966).

"Molto importante fu il ruolo che ebbe Altamura nei giorni conclusivi della fondazione del Regno d'Italia. Il passato risorgimentale della Città, la sua posizione geografica e i suoi cittadini fecero di Altamura la sede del Governo Provvisorio del Barese. Dai documenti si evince che il 15 agosto 1860 si sono svolte ad Altamura due riunioni del Comitato Provinciale Barese in cui sono stati nominati gli altamurani Luigi de Laurentiis (Presidente), Candido Turco (già Sindaco di Altamura, Vice-Presidente), Domenico Giannuzzi (Segretario), Antonio Melodia (Cassiere), Vincenzo Guerrieri, Vincenzo Melodia e Lorenzo Recchia membri del Comitato. Gli Altamurani in quei giorni erano molto attivi nell'opera di insurrezione poiché avevano come scopo quello di assecondare l'insurrezione Lucana e di accogliere la colonna di forze garibaldine. L'evolversi degli avvenimenti portò alla riunione del 21 agosto 1860 ad Altamura del Comitato Provinciale Barese che all'unanimità dichiarò di riconoscersi nel Comitato dell'Unità Nazionale, che vuole Vittorio Emanuele Re dell'Italia una ed indipendente; in questa data si stabilì il numero dei volontari baresi che dovevano partire per la Lucania, ed ancora i mezzi necessari per la spedizione. La stessa riunione deliberò l'istituzione di un Comitato Permanente composto da Luigi de Laurentiis, Giovanni Sylos, Domenico Vischi, Luca Conte, Padre Eugenio da Gioia, Antonio Melodia e Ottavio Serena. Quest'ultimo rivestiva il ruolo di segretario del Comitato Permanente nonché del Comitato Provinciale Barese. Dei 24 firmatari del verbale redatto il 21 agosto 1860 ben 8 erano altamurani. Dopo aver stabilito il numero dei volontari, si decise che Vincenzo Guerrieri, Domenico Giannuzzi, Giuseppe Scivittaro, Celio Sabini, Lorenzo Recchia e Teobaldo Sorgente dovevano accompagnare questi ultimi nelle spedizioni in Lucania. All'unanimità fu eletto come cassiere provinciale il sig. Antonio Melodia al quale furono concessi pieni ed illimitati poteri sul denaro a disposizione con l'obbligo di soddisfare le richieste monetarie da parte della provincia previa ordinazione del Comitato Permanente. Tutti questi eventi in Puglia e in Lucania portarono alla proclamazione, in nome di Vittorio Emanuele Re di Italia e del Generale Giuseppe Garibaldi Dittatore delle Due Sicilie, di un Governo Provvisorio con poteri dittatoriali stabilito in Altamura; la città fu sede della Provincia fino a quando questa non dovette stabilirsi in Bari. Successivamente il Governo Provvisorio costituì delle giunte insurrezionali in tutti i Municipi appartenenti alla Provincia di Bari. Con ciò si volle abolire e distruggere gli abusi del Governo Borbonico. Inoltre con l'obbiettivo di preparare un piano di insurrezione, il Governo Provvisorio nominò un commissario e istituì una Giunta municipale con il compito di far eseguire tutte le disposizioni che furono emanate dal Governo Provvisorio, mantenere l'ordine interno e rispondere ai bisogni dell'insurrezione. La prima seduta del Governo Provvisorio si concluse con malumore dopo aver appreso che il Generale borbonico Flores si stava dirigendo verso Altamura con le sue truppe. Gli altamurani seppero fronteggiare l'attacco di Flores tanto è vero che si meritarono l'elogio del Colonnello Capo Militare dell'Insurrezione Camillo Boldoni. Quest'ultimo, in una lettera, cito come esempio dell'insurrezione Altamura e nominò proprio rappresentante durante la sua assenza, il Colonnello Tommaso Melodia. Intanto il Governo Provvisorio si occupava non soltanto di vincere le resistenze Borboniche ma anche di ricevere le adesioni al Governo proclamato in nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia. Il 9 settembre 1860 la sede del Governo Provvisorio si trasferì a Bari ma la veemenza degli altamurani fu premiata, tant'è che quattro nostri concittadini (L. de Laurentis, O. Serena, A. Recchia e V. Melodia) furono confermati in tale Governo. Il modulo di adesione al nuovo Governo fu modificato pur conservando la nomenclatura di Governo Provvisorio proclamato in Altamura ora sedente in Bari."

Inoltre, si legge nella nota, che i documenti altamurani del 1860 hanno il loro epilogo nel manifesto-relazione scritto dal sindaco Candido Turco, di ritorno da Napoli dove si era recato come componente della Delegazione dal Re Vittorio Emanuele, "…Io già fortunato di trovarmi in Napoli il sempre memorabile giorno 7 novembre, mi credetti l'uomo più felice della terra, quando mi fu dato di parlare in nome vostro al Re galantuomo. Vittorio Emanuele, il primo Re d'Italia, vi ringrazia, o Altamurani, dè vostri voti, vi loda del vostro antico amore alla libertà e dell'opera vostra per riconquistare la patria indipendenza; e vi esorta a produrre nella vostra costanza, nella vostra concordia, ed ove occorra, né sacrifizii a pro della partia. L'ora de' sacrifizii non è ancora passata: e voi non siete nuovi alle dure prove! La Storia ha registrato il vostro nome, ed il nome Altamurano passerà alle future generazioni glorioso e riverito…"

La lettera si concludeva con le parole: "…Con quello che abbiamo ottenuto, abbiamo gittato le fondamenta; ma ciò non basta: bisogna ora su queste fondamenta edificare. Or questa è opera nostra e noi vi riusciremo se ci daremo tutti come un solo uomo ha migliorare le condizioni morali e materiali del nostro Municipio rendendolo così degna parte della gran patria italiana, che la Provvidenza ha concesso a noi di veder tutta riunita dopo secoli di divisione e di tirannide, sotto lo scettro costituzionale del veramente magnanimo Re Vittorio Emanuele."
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