Roberto Benigni in
Roberto Benigni in "Pinocchio" di Matteo Garrone - foto di Greta De Lazzaris
La città

“Pinocchio” vince il David di Donatello per la migliore scenografia

Il film di Matteo Garrone girato anche ad Altamura e Gravina

Un film, una fiaba, un sogno. Tra le storie più famose di sempre, Pinocchio è la metafora dell'essere umano che fugge dal suo creatore Geppetto, per inseguire chimere e mille tentazioni, per poi redimersi alla fine diventando un bambino vero. Quello di Collodi è il libro italiano più tradotto nel mondo, in circa duecento lingue, oggetto di molte produzioni filmiche, interpretazioni animate e giocattolo tra i più amati dai piccoli. Il segreto del suo successo è racchiuso in quel corpo di legno: Pinocchio è una storia di trasformazione interiore.

L'intervento divino della Fatina è necessario per salvarlo; il paese dei balocchi è la metafora della vita, caratterizzata dall'ignoranza, dalla ricerca della gratificazione immediata e dalla soddisfazione dei più bassi impulsi. Come ogni favola che si rispetti, anche questa è ambientata in luoghi magici e fuori dal tempo dove tutto è meraviglia e incanto. Nell'inedita trasposizione cinematografica del regista Matteo Garrone, il ciak di "Pinocchio" ha viaggiato per l'Italia, tra Toscana, Lazio e Puglia, alla ricerca dei luoghi perfetti per ogni singola scena.

Per la realizzazione delle scenografie Garrone ha attinto alla creatività di Dimitri Capuani, col quale ha già lavorato per Il racconto dei racconti e per Dogman. Nel ricreare lo spazio in cui si srotola la storia del suo "Pinocchio" egli si rifà alle illustrazioni di Carlo Chiostri ed Enrico Mazzanti.

E tra questi posti in cui vive l'intramontabile storia di Pinocchio, non poteva non esserci lo scenario suggestivo e fiabesco del Ponte viadotto di Gravina e la panoramica sull'habitat rupestre, location perfetta anche per altre pellicole (vedi 007 o l'ultimo di Zalone). Qui avviene l'incontro alla locanda con il Gatto e la Volpe, interpretati da Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo che hanno soggiornato in alcune strutture ricettive della zona e sono stati avvistati da molti concittadini nei giorni delle riprese, lo scorso anno. E poi, sempre a Gravina, una ripresa del film alla fontana sotto il pianoro Madonna della Stella e a ridosso del burrone.

La Masserie Patrone a Jesce, nel territorio di Altamura, è ambientazione preferita per alcune scene come la casa in cui la Fata Turchina vive da adulta insieme alla Lumaca, la prima, e la fuga sui tetti con Lucignolo, la seconda. E tutt'intorno la narrazione prosegue tra lunghe distese verdeggianti e gialle intramezzate da roccia del Parco dell'Alta Murgia. La scelta di Jesce è stata propiziata dall'incontro tra Garrone e Donato Laborante, in arte Emar.

Dire Puglia, fuori dai confini regionali, non porta alla mente solo il Salento o la Polignano di Modugno, l'entroterra murgiano si prende pian piano uno spazio che gli spetta per fascino e grandi potenzialità inespresse. Paesi e paesaggi che sembrano proprio essere l'ambientazione perfetta di una fiaba per bambini e dove ogni cosa pare cristallizzata nel tempo. Un film visionario in cui la bellezza dei luoghi, unita ad una resa magistrale della macchina da presa, ha permesso al film di Garrone di vincere il premio come migliore scenografia all'ultimo David di Donatello. E che orgoglio per la nostra terra aver contribuito in parte a questa vittoria, e per noi che abbiamo l'immensa fortuna di abitare questi posti onirici.
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