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Eventi e cultura

Prima guerra mondiale: storia di resistenze e salvataggi

Campo per prigionieri di Casale (oggi Casal Sabini): convegno dedicato al medico Marius Nasta

Prima guerra mondiale: storia di resistenze e salvataggi. Ad Altamura convegno su Marius Nasta, medico e scienziato, inviato dalla Croce Rossa internazionale al campo di prigionia di Casale. La vicenda della Legione romena d'Italia. Interviene il nipote di Nasta.

Si avvicina l'anniversario della fine della prima guerra mondiale (4 novembre) e ad Altamura continua l'opera di riscoperta di memorie e vicende che hanno segnato il Novecento. Lo fa l'associazione Campo 65, già impegnata in un'opera di ricerca sul secondo conflitto bellico, attraverso un approfondimento su luoghi e storie poco conosciute e solo apparentemente locali ma invece molto significative per una lettura compiuta di quei tragici avvenimenti, con il contributo dei documenti e soprattutto dei discendenti di personaggi importanti. Come fu Marius Nasta, noto medico e scienziato romeno (aveva studiato all'Istituto "Pasteur" di Parigi e a lui è intitolato l'ospedale e l'istituto di pneumo-fisiologia a Bucarest) che, durante la prima guerra mondiale, fu inviato al campo di prigionia di Casale, località vicino Altamura, dalla Croce Rossa Internazionale a curare i soldati romeni in quarantena che erano stati colpiti da una epidemia di tifo esantematico. L'incontro, che si terrà nella sala consiliare del Comune venerdì 21 ottobre alle 18, sarà incentrato sul tema "Il dottor Marius Nasta e la Legione romena d'Italia al campo di Casale, storia di resistenze e di salvataggi".

Ospite il nipote omonimo del medico e scienziato, Marius Nasta, quest'ultimo amministratore delegato di un noto studio legale situato nel cuore della City di Londra. Oltre a partecipare al convegno, il giorno precedente visiterà l'area del Campo di Casale (o Casal Sabini) sulla strada per Santeramo in Colle, ospite della famiglia Falagario, accompagnato dai componenti dell'associazione Campo 65 e dagli archeologi delle Università di Bari e di Foggia. Le baracche del campo dei prigionieri non esistono più da diversi anni, ne rimangono tracce solo in alcune foto antiche ingiallite, negli studi storici, nei documenti e in pochissimi segni materiali e oggetti ritrovati nell'area e conservati. Solo, in parte, nella memoria collettiva.

Nel campo di Casale, nel corso della Grande guerra, venivano reclusi i soldati dell'esercito austro-ungarico presi prigionieri dagli italiani. Furono detenuti militari austriaci e delle altre nazionalità che componevano l'Impero, tra i quali tanti romeni. Molti vi trovarono la morte a causa delle malattie, prima tra tutti il tifo esantematico, e delle scarse condizioni igienico-sanitarie e diversi sono seppelliti nel cimitero cittadino di Altamura, dove è stato eretto un monumento e dove i caduti ogni anno vengono ricordati con una cerimonia pubblica nella ricorrenza del 2 novembre. La Legione romena d'Italia era un corpo di volontari di nazionalità romena, formatosi a giugno del 1918 e dotato di bandiera propria, che combatté sul fronte italiano, insieme ai nostri soldati, contro l'esercito austro-ungarico, nell'ottica dell'indipendenza dall'Impero austro-ungarico e del progetto politico e nazionale romeno. Era costituito da militari romeni prigionieri che affiancarono al fronte, nell'ultima fase del conflitto, l'esercito italiano contribuendo alla vittoria nelle battaglie decisive del Grappa e nell'offensiva di Vittorio Veneto. Nel territorio di Altamura, seppure lontana dal fronte bellico più "caldo", si svolse quindi una vicenda, nell'ambito della grande storia della prima guerra mondiale, legata alle relazioni tra l'Italia e la Romania. Oltre all'avvocato Nasta, interverranno il professor Stefano Santoro (in video collegamento), docente associato di Storia dell'Europa orientale, nel Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Trieste. In apertura i saluti della sindaca di Altamura Rosa Melodia e di padre Florin Carlig, pastore ortodosso romeno ad Altamura. Sarà presente anche una rappresentanza della comunità rumena della città murgiana. Moderatori Pasquale Sardone e Gennaro Zubbo, dell'associazione Campo 65 Aps.

Santoro si è occupato di diversi aspetti della storia politica e culturale in età contemporanea, fra cui la diplomazia culturale e la propaganda dell'Italia fascista verso l'Europa orientale, le relazioni fra Pci e paesi dell'Est durante la "guerra fredda", il nazionalismo in Europa orientale fra Otto e Novecento, con riferimento particolare al caso romeno, e l'uso pubblico della storia nei paesi del "socialismo reale". L'avvocato Marius Nasta racconterà la storia del nonno e della fama che ancora circonda l'illustre scienziato, amico di Forlanini e dei luminari europei del primo '900.

E' l'ultimo appuntamento della seconda edizione di "Storie dal campo", rassegna internazionale su luoghi e memorie del '900, organizzata da Campo 65 e dedicata quest'anno al tema 'Sguardi Partigiani'. Nei giorni scorsi si sono tenuti un convegno e un seminario sulla Resistenza, alla presenza di storici, studiosi e ricercatori, visite guidate sui luoghi della memoria, con la testimonianza appassionata di Adelmo Cervi, figlio del terzogenito dei sette fratelli Cervi, trucidati a Reggio Emilia dai nazifascisti nel 1943, il concerto dei Gang, gli incontri con le scuole alla presenza anche del professor Malcolm Gaskill, scrittore e discendente di un prigioniero inglese di Campo 65, sulla strada tra Altamura e Gravina in Puglia, la più grande struttura di detenzione in Italia durante la seconda guerra mondiale (1942-1943) di prigionieri alleati, in particolare del Commonwealth britannico, catturati da italiani e tedeschi sul fronte bellico nord africano. In questi giorni proprio al Campo 65 è in corso una campagna di scavi archeologici (Archeologia del Contemporaneo), che si concluderà tra due settimane, guidata dal professor Giuliano De Felice dell'Università di Bari e dalla professoressa Maria Turchiano, dell'Università di Foggia, coadiuvati da una nutrita squadra di giovani studenti e ricercatori. Si tratta di un'area di proprietà del Comune di Altamura, vasta circa 31 ettari, nella quale sopravvivono ancora una dozzina di baracche, compresa la palazzina comando, delle 80 che erano state costruite all'epoca. Dal 1943 fu per una fase breve campo di addestramento di partigiani jugoslavi, e, nel dopoguerra, a partire dal 1953 fino ai primi anni sessanta, ospitò i profughi italiani dell'Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia e delle ex colonie.

La manifestazione è patrocinata da Regione Puglia, Comune di Altamura, Città Metropolitana di Bari e Parco nazionale dell'Alta Murgia, ed è stata organizzata in collaborazione con Ipsaic Bari, Anpi, le Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", di Foggia e della Basilicata, i licei "Cagnazzi" e "Federico II di Svevia" di Altamura.
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