Nino Lovicario
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Territorio

"Murgia avvelenata", intervista al consulente scientifico della Procura di Bari Nino Lovicario

«Ho studiato i percorsi effettuati da chi trasportava i rifiuti». Dagli approfondimenti risulta che «si lavorava poco e si guadagnava molto»

Il caso ebbe inizio nel luglio del 2003, quando associazioni ambientaliste e di agricoltori segnalarono la presenza di rifiuti e sostanze maleodoranti su circa 300 ettari di territorio comunale, precisamente in Contrada Cervoni. A settembre dello stesso anno intervennero Forze dell'ordine, Enti locali, Magistratura, Commissioni parlamentari. Analogo fenomeno fu scoperto anche in una zona del territorio di Gravina, Contrada Finocchio. I Comuni di Altamura e Gravina vietarono il pascolo e la coltivazione sui terreni che, dalle prime analisi, risultarono contaminati da rifiuti di ogni genere. Nella richiesta di rinvio a giudizio si parla di «fanghi e rifiuti non autorizzati». Non solo. Fra i fatti contestati, anche attività di smaltimento «mai autorizzate». Ne seguì la denominazione di "Murgia avvelenata", anche perché parte dei fondi altamurani su cui veniva abbandonato questo materiale (plastica, siringhe, lacci emostatici, tubi di dentifricio) erano destinati alla coltivazione di grano. Le indagini furono avviate e coordinate dai pubblici ministeri baresi Roberto Rossi e Renato Nitti.

Abbiamo intervistato l'altamurano Nino Lovicario, consulente scientifico della Procura della Repubblica di Bari, che si è occupato di studiare i percorsi effettuati da chi trasportava i rifiuti. Dai tachigrafi di tali mezzi si poteva ricavare il punto di partenza, ma non la destinazione. Le partenze, inoltre, avvenivano quasi tutte di mattina.

Qual è stato il suo ruolo in questa indagine?

Nel settembre del 2003, tra gli altri, sono stato contattato come consulente scientifico della Procura della Repubblica di Bari nella persona del sostituto procuratore Roberto Rossi, attualmente membro del Consiglio Superiore della Magistratura a Roma. Mi fu chiesto di dare un contributo, con le mie conoscenze e la mia specializzazione, in ordine alla traduzione materiale di tutti gli atti che loro avevano all'epoca sequestrato, in particolar modo il movimento dei trasporti di questi rifiuti. Pur essendo uno specialista in tecnologie, quindi esperto in trasporti, non comprendevo quale potesse essere il mio ruolo specifico. Mi misi a disposizione per il bene della mia città, dopo una certa riserva evidenziata anche per ragioni ambientali, dal momento che sono residente e nativo di Altamura. Per circa un anno, insieme a consulenti di materia diverse, affrontammo altre sfaccettature dell'indagine. Io ho seguito all'epoca esclusivamente la parte relativa al trasporto, andando ad approfondire gli aspetti dei cronotachigrafi. Sono i dischi su cui vengono segnati gli spostamenti dei mezzi, comparati poi con i dati di altri consulenti della Repubblica, che analizzavano l'aspetto contabile. La compatibilità fra l'aspetto contabile e l'aspetto dei trasporti corrisponde ad un pagamento. Ci abbiamo lavorato per oltre otto mesi, giorno e notte. Alcuni collaboratori mi hanno dato una mano nella trascrizione di questi dischi, sia per quanto riguarda i trasporti nell'agro di Gravina che in quello di Altamura. Abbiamo scritto una relazione di cinquemila pagine, che è stata offerta alla Procura della Repubblica. Ho messo, dunque, a disposizione le mie conoscenze nell'ambito degli infortuni e dei trasporti e la mia specializzazione in viabilità.

Come sono state condotte le indagini?
È venuto fuori quello che non avrei mai voluto, anche perché sono un cittadino di Altamura, dove, al di là del mio ruolo tecnico giudiziario, vivo e insegno. Scoprire in una fase di indagine delle assurdità, delle violenze al territorio, mi ha turbato. Sono allarmato nel non sapere ciò che può essere accaduto. Questo, da professionista altamurano e da murgiano, mi inquieta.

Quali elementi sono venuti fuori?
La cosa più grave, dal punto di vista dei trasporti, è che si lavorava poco e si guadagnava molto. Gli attori erano diversi e le persone sono del territorio, così come poi è emerso. Io ho approfondito dal punto di vista scientifico i dati dei dischi sequestrati dai Carabinieri, da cui si possono ricavare i tracciati. Immaginiamo il disco tachigrafo, obbligatorio sugli autocarri. Quel disco rappresenta la storia di un percorso, che può essere giornaliero, settimanale, mensile. Normalmente vi è l'obbligo di cambiarlo ogni giorno. I dischi sequestrati davano la storia dei movimenti dei mezzi che trasportavano i rifiuti. Ogni traccia corrispondeva ad un percorso.

Quali erano i percorsi di solito effettuati e quali le distanze ricoperte?
Altamura - Modugno, Modugno - la strada per Ruvo in direzione Foggia, intersezione verso Ruvo, zona dell'Alta Murgia, Gravina. Poi il percorso, al ritorno, veniva effettuato al contrario, ricarico, ritorno, secondo scarico e rientro ad Altamura.

In uno stralcio di un documento della Procura si parla di rifiuti provenienti dalla Campania...
Ci possono essere ipotesi in tal senso perché i tracciati chilometrici a volte risultavano anche più lunghi. Io ho tradotto solo il dato chilometrico, non quello logistico o ambientale.

Lei crede che questo sia un caso isolato nel territorio murgiano?

Potrei parlare come cittadino altamurano. Non spetta a noi dire se quei rifiuti abbiano sortito un reato o meno, certamente erano dei rifiuti, ma mi inquieta il fatto che dopo otto anni se ne parli ancora. Può essere un piccolo granello di sabbia che mi spaventa.


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