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Poligoni di tiro sull'alta Murgia?

Lo denuncia il Prc. Ma il Parco: "Da noi nessuna autorizzazione". Veronico: "Decisioni che spettano al Ministero della Difesa".

Poligoni di tiro nel parco dell'alta Murgia?

La notizia circolava da alcuni giorni, sottolineata con preoccupazione dagli attivisti del partito di Rifondazione comunista prima di rimbalzare su alcuni siti internet dedicati proprio al parco murgiano. In particolare, secondo quando denunciato dai rifondaroli, "il Ministero della Difesa avrebbe autorizzato l'installazione di un nuovo poligono militare all'interno del parco, indicando siti localizzati tra Poggiorsini e Corato, ma pare che la zona interessata sia molto più vasta; inoltre i comuni interessati, quasi tutti quelli dell'ente, sono stati avvisati già da tempo della nascita del futuro poligono". Siti prossimi al confine con il territorio gravinese, visto che tra essi figurerebbero anche, secondo gli esponenti del Prc, "i resti del Castello e della rocca del Garagnone, strutture risalenti al 1100 d.C., entrati a far parte del patrimonio paesaggistico e naturale del parco. Oltre all'aspetto paesaggistico, è da non sottovalutare l'impatto che avrà sulla pastorizia e sulla fauna selvatica, sulla flora e sull'agricoltura: infatti le zone interessate sono tuttora adibite alla coltura di cereali".

Percepito il pericolo, legato anche ai rischi per la salute umana, poiché "le esplosioni prodotte dalle simulazioni di guerra rilasciano nano particelle di metalli pesanti nell'aria e sul terreno, inquinando la falda acquifera e entrando nei tessuti umani e non solo, causando gravi malattie fra cui formazioni tumorali", gli attivisti di Rifondazione hanno già inviato una richiesta di incontro al presidente del parco, Cesare Veronico, "per impedire che l'area protetta, che già vive già una situazione di sfruttamento e denaturazione causata da spietramento, eolico e fotovoltaico selvaggio, non diventi anche uno scenario di guerra".

Timori ai quali Veronico ha inteso rispondere ufficialmente con un comunicato stampa. Che se da un lato smentisce ciò che nessuno aveva contestato, ovvero un ruolo attivo dello stesso Ente nella vicenda, dall'altro paradossalmente conferma, almeno in parte, il contenuto delle segnalazioni. Dice Veronico: "A seguito di alcune notizie pubblicate nelle ultime ore relative ad una presunta intesa tra il parco nazionale dell'alta Murgia ed il Comando forze di difesa generale, finalizzata all'intensificazione dell'attività militare nell'area del parco, smentisco categoricamente l'esistenza di tale intesa: noi non possiamo autorizzare alcuna esercitazione militare. Si tratta di decisioni che spettano esclusivamente al Ministero della Difesa e nelle quali, purtroppo, non abbiamo modo di intervenire".

Parole pronunciate con prudenza nella quali però Veronico mostra tutto il suo "rammarico della prosecuzione delle attività militari", chiarendo che "i poligoni addestrativi sono in aperta contraddizione con i nostri obiettivi e sono il lascito di decisioni precedenti all'istituzione del parco: esistono dagli anni '70 e tempi e modalità del loro utilizzo sono stati stabiliti in sede di comitato misto paritetico tra le autorità militari e la Regione Puglia".

Insomma, una vecchia zavorra con cui il parco convive si dalla sua nascita. E infatti, aggiunge Veronico, "nel corso dell'incontro di cortesia dello scorso 8 febbraio 2013, tenutosi a Bari presso il comando della Brigata meccanizzata "Pinerolo" con il comandante del 2° Comando Forze di Difesa, generale Vincenzo Lobs, non ho in alcun modo espresso parere favorevole all'attuazione di un incremento delle attività di esercitazione militare; ho, al contrario, disapprovato tali interventi".

Certo, afferma Veronico, "quanto all'ipotesi dell'istituzione di nuovi poligoni militari all'interno del Parco, si tratta di pure farneticazioni". Ma qualcosa non va ugualmente: "Questo parco deve essere percepito come un luogo di pace e di serena convivenza. Chiederò immediatamente un incontro a tutti i parlamentari, in particolare a quelli dell'alta Murgia, perché si attivino per modificare il quadro normativo ed impedire le operazioni militari nelle aree protette".

Così, adesso, la parola alla politica. Sempre che ci sia ancora il tempo per dire qualcosa.
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