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Territorio

Crolla il mito della "casa dolce casa"

Gli italiani non investono più nel mattone. I dati della Anaci

Le famiglie italiane non credono più nel mattone.

Crollano ancora le vendite delle case in tutta Italia e la crisi del settore edilizia comincia a diventare emergenza. Dall'associazione nazionale amministratori condominiali ed immobiliari (Anaci) arrivano i dati sulle compravendite immobiliari in Puglia. Nel corso del 2012 ne sono state concluse 26.675 contro le 35.632 dell'anno precedente. Ben 9mila transazioni in meno, pari al 25%.

Il mercato immobiliare segna il passo e tradisce le attese degli investitori. Il mattone, ormai, non è più considerato un bene rifugio e, al momento, non si intravedono all'orizzonte segnali di ripresa. Quello che per anni è stato il miglior investimento delle famiglie italiane cede il passo dinanzi alla crisi e diventa un lusso più che una priorità.

Innanzitutto, è entrata in crisi la domanda, con le famiglie che sempre più spesso hanno difficoltà ad offrire garanzie alle banche per accendere un mutuo anche perché soprattutto in questo momento le famiglie preferiscono di più tenersi stretti i propri risparmi o, al massimo, spendere qualche migliaio di euro per ristrutturare la propria abitazione. I dati elaborati da Anaci Puglia sui passaggi di proprietà sono eclatanti. Nel 2012, in provincia di Bari, le transazioni sono state, in tutto, 10.703 (contro le 14.290 dell'anno precedente). Rappresentano il 40% di quelle effettuate nell'intera Puglia. Il centro studi di Anaci Puglia ha inoltre disaggregato i dati fra città-capoluogo e gli altri Comuni delle rispettive province. Impressiona Lecce, che registra il calo più vistoso: -39,1%. Seguono Brindisi (-35,5%), Taranto (-34,3%) e Foggia (-33,9%). Chiude Bari (-31,3).

Il fascino del vivere in città è dunque svanito e le transazioni sono in picchiata. "La crisi economica ha paralizzato il mercato immobiliare - spiega il presidente di Anaci Puglia, Vito Lucente - La mancanza di liquidità, la difficoltà di accesso al mutuo ipotecario a tassi convenienti e le maggiori imposte che gravano sugli immobili pesano come macigni sulla vivacità del mercato. Il Governo nazionale e gli enti locali vedono il bene immobile come fonte di tassazione, mentre dovrebbe essere oggetto di una maggiore attenzione sociale".
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