Pietro Pepe
Pietro Pepe
La città

Il manifesto delle buone parole

Riflessioni del professor Pietro Pepe

Nel tempo che ci è dato vivere "La Comunicazione" sta invadendo la nostra vita e la nostra società, specie quando la Cattiva prevale su quella Buona. I più esposti sono i nostri ragazzi fortemente influenzati dalla Televisione, Rete (Internet, Web) e dai Social Network (Facebook, Twitter, Google+) e non si separano mai dai cellulari. Oggi, gli adolescenti ne fanno un utilizzo eccessivo, sia quando sono a tavola, sia quando camminano per strada, sia di notte. In alcuni Paesi è già divenuta una "Malattia Sociale" con il rischio che la gente tenda ad isolarsi, a mettere in discussione la relazione umana e sociale e a dar corpo ad espressioni individualiste e solitarie.

Premetto che lo scopo di questa riflessione non mira certo a criminalizzare la Moderna Tecnologia, che viene espressa dai diversi strumenti, ma ad aiutare gli utilizzatori della Rete a discernere le Buone Parole da quelle Cattive. Si sta infatti sviluppando un Bullismo che è un nemico invisibile e vigliacco che si esprime con un linguaggio ostile o con la pubblicazione di video o di foto che mettono a disagio la vittima. L'Unione Europea consapevole di questa realtà, ha varato progetti di preventiva sicurezza come il "Safer Internet Day" per mettere in guardia i giovani dai Pericoli e ha messo a disposizione un vademecum facilmente reperibile online.

Il fenomeno non va sottovalutato anche per la pericolosità di alcune insidie che da qualche tempo abitano la Rete e che potrebbero produrre conseguenze sulla nostra vita Sociale e Politica: già di per sé la globalizzazione ha reso il contesto socio economico complicato. È finita l'etica e, da osservatore, registro tanta Cattiveria espressa da brutte prime pagine. Si sta insinuando nelle relazioni umane invidia sociale e in alcuni casi odio e rabbia, anche a causa delle falsità messe in circolazione. Non posso pensare che i consumatori di bufale, così vistose, siano in buona fede. Sono convinto che esista ancora il giornalismo fatto da chi va dove i fatti accadono e li racconta e li approfondisce. Così come esistono giornalisti senza scrupoli che pur di realizzare uno scoop, inventano notizie false o le trasformano, e così, disorientano l'opinione pubblica. A tal proposito mi viene in soccorso un vecchio libro dal titolo "1984" scritto dallo stesso autore della Fattoria degli Animali di George Orwell, saggista umanitario inglese che suggerisco di leggere, perché ci aiuta a capire la realtà attuale.

Infatti il Grande Fratello è il personaggio centrale del romanzo 1984, che già 36 anni prima, cioè nel 1948 da profeta si scagliò contro ogni dittatura reale o virtuale e denunciò i Totalitarismi in particolare quello Sovietico. L'autore immagina che il mondo si trovi diviso tra tre regimi Totalitari in guerra fra loro, i quali usano le PAURE dello Stato permanente della Guerra per controllare il loro popolo. In uno di questi regimi il capo supremo è il grande fratello misterioso che spia e controlla la vita di ogni persona. Quando sospetta che un gesto o una parola esprimono ribellione o una rivendicazione di libertà, interviene la "Psicopolizia" con metodi violenti.
Ne sa qualcosa il giornalista al servizio del Partito del "Grande Fratello" di nome Winston Smith che non ce la fa più a tollerare la situazione, proprio quando si vede costretto a dire che le dita della mano sinistra sono 4 (quattro) e non cinque, e si ribella. Certo non siamo a questo livello, ma se ci guardiamo intorno, viviamo sotto l'occhio onnipotente e vigile di telecamere piazzate in ogni dove: nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nelle strade, nei negozi. Così come tutti i nostri dati sono controllati da un grande cervello. Si dice a mò di giustificazione, che tutto questo è necessario oggi per prevenire "comportamenti negativi" o eventuali attentati da parte del Terrorismo Internazionale. La speranza è che l'uso di questo strumento sia poi rivolto veramente al Bene Comune. Vigilare comunque è un nostro dovere, specie per le azioni di persuasione occulta o di manipolazione per scopi Commerciali o Politici. Fanno passare per oro colato le parole del Capo del Partito o del Movimento, senza che ce ne accorgiamo, ci fanno credere che siamo noi a scegliere. Devo dire che erano più onesti gli antichi Imperatori Romani che offrivano "PANEM ET CIRCENSES" o per arrivare ai giorni nostri, il Re Borbone che prometteva "forche, feste e farina".

Come difenderci? Anche qui intendo avvalermi della specifica "Ricerca" fatta dall'Istituto TONIOLO dell'Università Cattolica di Milano, che ha studiato il Fenomeno, ha avvalorato questa complessa situazione ed ha elaborato "il Manifesto della Comunicazione non ostile". Esso merita, a mio giudizio, di essere divulgato perchè contiene 10 principi per ridurre, arginare e combattere i linguaggi negativi che si propagano nella Rete. Li riporto integralmente così come formulati dalla rivista Famiglia Cristiana:
Virtuale è reale: (dico e scrivo in Rete le stesse cose che ho il coraggio di dire di persona).
Si è ciò che si comunica: (le parole che scelgo raccontano la persona che sono e mi rappresentano).
Le parole danno Forme al pensiero: (mi prendo tutto il tempo necessario ad esprimere al meglio quel che penso).
Prima di parlare bisogna ascoltare: (Nessuno ha sempre ragione, neanche io, ascolto con onestà ed apertura).
Le PAROLE sono un Ponte: (scelgo le parole per comprendere, per farmi capire, per avvicinarmi agli altri).
Le parole hanno conseguenze: (so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi).
Condividere è una responsabilità: (condividere testi o immagini solo dopo averli letti, valutati o compresi).
Le idee si possono discutere e le persone si devono rispettare: (non trasformiamo in nemico chi sostiene opinioni diverse dalle mie).
Gli insulti non sono argomenti: (non accetto insulti o aggressività nemmeno a favore della mia tesi).
10) Anche il silenzio comunica: (quando la scelta migliore è tacere, taccio).
Sono semplici suggerimenti da tener presente, anche perché la possibilità di cadere in trappola è legata alla frequenza dell'uso dei social.
In Parlamento sta lavorando una Commissione di indagine conoscitiva sulle false news, per capire come nascono o come vengono diffuse. Presto i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi sul "sistema di voto" da adottare per partecipare alla vita democratica. Da una parte ci sono i sostenitori della carta e dall'altra quelli del digitale. Per essere chiari, il primo sistema è quello espresso dalle primarie del Partito Democratico con due milioni di votanti, che in carne e ossa vanno ai seggi, il secondo è quello espresso da qualche decina di migliaia di Clic del Movimento 5 Stelle.
Per me vale di più la democrazia di carta di quella Digitale, perché è ancora la prova diretta della volontà democratica esercitata dai cittadini, che vanno alle urne liberamente e scelgono i loro dirigenti.
In attesa, dunque, di un organico processo di Alfabetizzazione esteso ovviamente a tutti i cittadini, non possiamo utilizzare il sistema cosiddetto moderno, perché attualmente limitato a pochi interessati che potrebbero tradire la trasparenza democratica.

Per questo il mio auspicio rimane rivolto a difenderci dalla Rete applicando sempre i principi contenuti nel il suddetto "MANIFESTO" che ripropongo per migliorare la possibilità di essere informati e potenziare gli incontri con persone vere e con idee autentiche.
Concludo affermando che le "Buone Parole" sono come la pioggia che concretamente bagna il terreno.


Pietro Pepe
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