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Giunta, Lagonigro: "Non sono io a decidere ma il partito"

Disabato: "Le motivazioni del sindaco assurde e contraddittorie"

"Non sono io che decido, non ho questi poteri, ma il partito, e non faccio ricatti".

Nunzio Lagonigro ribadisce le sue ragioni in merito alla rottura con il capogruppo di FI Pasquale Giorgio, all'origine della revoca dell'assessore Disabato, smentendo le voci sempre più insistenti che lo vorrebbero personalmente presto sulla poltrona del giovane ex responsabile della delega al bilancio.

Una vicenda che il consigliere forzista ci tiene a ricondurre nel più stretto alveo delle dinamiche interne a Forza Italia, al di là di ogni lettura personalistica: "Smentisco nel modo più assoluto e categorico – dichiara ad Altamuralife - che questa revoca sia dipesa dalla mia persona e che sarò io a prendere il posto di Disabato".

"E' il consigliere Giorgio – rincara la dose Lagonigro - non può essere rappresentato per 5 anni da un assessore che non ha dato un contributo al partito, al contrario di chi ci ha messo la faccia, prendendo voti". Quanto all'indicazione del successore per la delega al bilancio, per Lagonigro "Sarà una decisione presa collegialmente da tutto il partito, compreso Giorgio, sempre se intende fare parte di un gruppo e non considerarsi un'isola a se".

L'ex assessore, nel frattempo, definisce "assolutamente inaspettata ed immotivata" la revoca: "La mia nomina - spiega - è stata suggerita dai rappresentanti del mio partito di riferimento e nelle loro mani sono per definizione riposte le mie deleghe. Tanto, come se fosse necessario, ho persino ribadito, molto tempo addietro, per iscritto, con una nota rivolta al Coordinatore Provinciale e al Capogruppo in Consiglio." Definisce le motivazioni ufficiali addotte dal sindaco "assurde: un pastrocchio illogico e contraddittorio, oltreché gratuitamente e gravemente offensivo. Mi chiedo se il sindaco legga gli atti prima di sottoscriverli: in consiglio comunale, chiedendo scusa a tutta la propria coalizione irritata dalla sua sortita inopinata, ha candidamente confessato che le ragioni sottese a questa bruttura siano di tutt'altra origine. Eppure, nell'atto sproloquiava a proposito di rapporto fiduciario e affidamento istituzionale".

Tracciando un bilancio finale dell'esperienza, e in merito alle eventuali prospettive politiche future, Disabato commenta così: "E' stata una esperienza durissima ed altrettanto entusiasmante. Sin dalle prime mosse di questa amministrazione, abbiamo avuto la percezione di ciò a cui andavamo incontro, sia per effetto di avvenimenti esogeni, sia per le note tensioni politiche interne alla coalizione, sia, rispettivamente al mio settore, per il progressivo inasprimento della legislazione centrale in danno degli enti locali. Sia per la mia vocazione professionale, sia dal punto di vista umano, sovrintendere al settore finanziario, per la città in cui vivo, è stato un privilegio che ho cercato di onorare giorno per giorno. Per il resto, ero, sono e resterò un militante, una delle tante risorse a servizio del movimento giovanile (dal quale provengo) e di tutto il partito. All'insieme di queste formazioni, ed ovviamente al consenso dei cittadini è affidato il mio futuro politico".

Nel frattempo bocche cucite e telefoni staccati agli alti livelli di Palazzo di Città, ma appare chiaro come un cambio in giunta a pochi mesi dallo scadere della consiliatura abbia ben poco a che fare con l'azione amministrativa e molto con gli equilibri in una maggioranza dilaniata da forti contrapposizioni. Il voto di Giorgio, pur non essendo mancato sull'importante approvazione del bilancio di previsione, potrebbe non essere scontato nelle prossime sedute, ma Stacca sembra aver preferito puntare sul sostegno di Lagonigro e del presidente Nico Dambrosio, ormai definitivamente rientrato tra i ranghi della maggioranza. Una "scelta di campo", quella del primo cittadino, con inevitabili riflessi anche in proiezione della prossima competizione elettorale...
  • Giunta Stacca
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