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La città

Trent'anni dalla strage di Bologna

La testimonianza di un altamurano. "La città era in ginocchio. Fu strano sposarsi così..."

Forse ai più giovani sfuggirà cosa questa data racchiude in sé: dolore, paura, morte. Oggi due agosto ricorre il trentesimo anniversario della strage di Bologna, l'attentato terroristico che, come lo definì il Presidente di allora Sandro Pertini, fu "l'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia". Alle 10:25 del 1980, nella sala d'aspetto di 2º classe della Stazione di Bologna Centrale, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. L'esplosione causò la morte di 85 persone (tra cui 8 baresi) ed il ferimento o la mutilazione di oltre 200. È un episodio questo, che ha legato indissolubilmente la vita degli italiani a questa data e nel nostro piccolo, un nostro concittadino a questa storia.

Nino Falcicchio, studente di medicina, come tanti ragazzi meridionali lascia la sua città natale, Altamura, e si reca al nord, a Bologna, per conseguire la laurea. Nei suoi anni universitari conosce Lisa Pacini, la sua attuale moglie. E proprio quello che sarebbe dovuto essere il giorno più bello della loro vita, il matrimonio, si intrecciò al giorno più doloroso della città e dell'Italia intera. Era in via Indipendenza Nino Falcicchio, per ultimare gli ultimi acquisti prima del grande giorno, quando un boato assordante sconvolse la città. "Tutto fu chiaro quando gli autobus cominciarono a passare con lenzuola bianche che pian piano cominciarono a sporcarsi di sangue. Dalla Puglia stava arrivando il mio testimone di nozze: fortunatamente ci fu un ritardo e il suo treno fu fermato, arrivò solo nel pomeriggio, con la consapevolezza di essere un sopravvissuto". Racconta il dott. Falcicchio in un'intervista rilasciata a Leonardo Nesti, giornalista Ansa.

La vigilia del matrimonio divenne un giorno terribile. Racconta Lisa che molti parenti e amici sarebbero dovuti arrivare in quel giorno in treno. La preoccupazione era tanta, molti degli amici altamurani di Nino non partirono più. "Quella mattina in piazza S. Martino faceva caldo, e in giro non c'era nessuno. Tutti erano chiusi in casa, la città era in ginocchio, aveva paura. Fu molto strano sposarsi così. Noi eravamo sul piazzale, ma quella città dove abbiamo trascorso la nostra giovinezza non poteva fare festa con noi". Oggi Nino Falcicchio è primario all'ospedale di Acquaviva delle Fonti e i due coniugi vivono nella nostra città. Tutt'ora ogni anno, nel giorno del loro anniversario non possono far altro che portare il loro pensiero a quel 2 agosto in cui la loro vita e i loro ricordi inevitabilmente si legarono a quelli della strage di Bologna.
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