Emergenza cinghiali sull'Alta Murgia, necessario rapido ed efficace intervento

Presentata interrogazione urgente

giovedì 6 aprile 2017 10.44
"Occorre intervenire con estrema urgenza per risolvere o quanto meno arginare i problemi determinati dalla presenza in numero elevato di cinghiali sul territorio dell'Alta Murgia, che determinano rilevanti danni e problemi sia per le aziende agricole e zootecniche che per turisti, escursionisti e automobilisti che percorrono la zona", sostiene il consigliere regionale del gruppo "Noi a Sinistra per la Puglia" Enzo Colonna nell'interrogazione urgente presentata nei giorni scorsi e indirizzata al Presidente Michele Emiliano, all'Assessore all'agricoltura, politiche alimentari, caccia e pesca Leonardo Di Gioia e all'Assessora alla pianificazione territoriale, assetto del territorio e paesaggio Anna Maria Curcuruto.

"La diffusione dei cinghiali è da attribuire sia agli spostamenti dalla vicina Basilicata, sia all'immissione per scopi venatori, tra il 2000 e il 2002, di circa 170 capi da parte dall'Ambito Territoriale Caccia della Provincia di Bari.
In circa quindici anni questi animali si sono riprodotti in maniera esponenziale. Solo nel periodo 2011-2016, sulla base dei dati emersi da un'attività di monitoraggio compiuta su alcune aree campione all'interno del territorio del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, si è passati da una densità stimata di popolazione di 8,6 esemplari per ogni 100 ettari ad una di 34 esemplari per ogni 100 ettari.
La crescita incontrollata della popolazione di cinghiali costituisce un fattore di profondo squilibrio nell'ambiente murgiano e un problema particolarmente serio e attuale in particolare per le aziende agricole e zootecniche che operano nel territorio.

L'azione di scavo del terreno di questi onnivori e la continua ricerca di radici, larve, molluschi e bulbi ha, infatti, un impatto negativo sulla conservazione della biodiversità e sull'ecosistema murgiano, che è oggetto di tutela ai sensi della direttiva "Habitat" (43/92 CEE) e rappresenta un'importante area di nidificazione e alimentazione sia per l'avifauna di interesse comunitario (direttiva "Uccelli" 79/4309 CEE) come la calandra, l'occhione, il grillaio, il biancone, sia per due mammiferi, quali l'istrice e la lepre italica.

Gli spostamenti dei cinghiali, attratti dal cibo o dai punti di raccolta delle acque (cisterne, invasi, canali, ecc.), spesso ubicati in prossimità dei terreni coltivati, sono causa di numerosi danni alle colture (leguminose, cereali, vigneti, ortaggi, ecc.) e agli allevamenti. Ad essere compromessi sono anche i manufatti del paesaggio agrario (muretti a secco, in particolare) che vengono danneggiati dal passaggio dei branchi di questa specie. Ciò ha determinato un rilevante incremento delle richieste di indennizzo per i danni arrecati dal cinghiale al patrimonio agricolo. Tra il 2006 e il 2014 sono state oltre 330, infatti, le denunce (e le relative richieste di indennizzo) per danni alle colture agricole provocati da cinghiali pervenute all'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Tra il 2007 e il 2012, per i danni al patrimonio agricolo, sono state avanzate allo stesso Ente Parco richieste per circa 170 mila euro.

Oltre che per gli operatori agricoli la presenza dei cinghiali rappresenta un serio pericolo anche per cittadini, escursionisti e turisti che, a piedi, in bicicletta o in auto, percorrono le strade del territorio murgiano.
Nonostante verso la fine del 2012 l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia si sia dotato di un piano di gestione triennale del cinghiale, a parte il censimento degli esemplari, poco è stato fatto per affrontare e risolvere seriamente la questione.
Siamo ora nel pieno della delicata fase di maturazione delle colture (cereali, legumi) che prelude alla stagione della raccolta dei prodotti e il duro lavoro di tanti agricoltori è dunque a rischio.

È pertanto necessario intervenire rapidamente con azioni coordinate tra le strutture regionali, gli altri Enti del territorio (Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia, ASL, Comuni, ecc.) e le aziende agricole e zootecniche per arginare tale problema e ripristinare l'equilibrio biologico, ricorrendo sia a tecniche dirette di controllo sistematico della popolazione (attraverso l'abbattimento selettivo degli esemplari, la cattura e la traslocazione), sia a soluzioni preventive, quali, ad esempio, l'apposizione di recinzioni munite di dissuasori e la predisposizione, ove possibile, di colture 'a perdere' (destinate esclusivamente all'utilizzo da parte del cinghiale), il c.d. 'foraggiamento dissuasivo' e la collocazione di abbeveratoi in prossimità delle aree boscate frequentate dai cinghiali, in modo tale da ridurre i fenomeni di migrazione dei branchi alla ricerca di approvvigionamento idrico".

Il fine ultimo dell'interrogazione del consigliere Colonna è proprio quello di "sollecitare tali interventi e chiedere conto della mancata o parziale attuazione del piano di gestione adottato nel 2012 dall'Ente Parco".

Si attendono risposte.