"Qualcuno tagliò la strada a Michele. Chi sa, dica la verità"

Da tre anni la famiglia Rifino chiede la verità sulla morte del ragazzo in un incidente

mercoledì 13 ottobre 2021 19.33
A cura di ONOFRIO BRUNO
Tre anni sono passati dalla morte di Michele Rifino, morto il 16 settembre del 2018 in un incidente in moto ad Armento, in provincia di Potenza. Dal primo giorno i genitori Filippo e Anna conducono una battaglia per conoscere la vera dinamica dei fatti. Non credono alla prima ricostruzione in base alla quale il ragazzo sarebbe uscito di strada da solo, finendo contro un albero. Ma ipotizzano uno scenario diverso: qualcuno ha provocato l'incidente, quindi è stato un omicidio colposo.

Michele Rifino era giovane, troppo giovane, per andare via così presto. Un ragazzo benvoluto. Innamoratissimo della moto del padre, una "Triumph", che sfoggiava proprio come un trofeo. Quella domenica mattina incontrò un gruppo di motociclisti altamurani al quale da poco tempo si era avvicinato, era il più giovane. Insieme, circa una decina, partirono alla volta della Basilicata. Alle 12 il tragico schianto, sulla strada statale 598 della Val d'Agri. Secondo la prima ricostruzione, anche in base a qualche testimonianza, non ci sono responsabilità di terzi.

Eppure da anni Filippo e Anna tengono alta l'attenzione su tanti elementi che non tornano. E' stata aperta un'inchiesta della Procura di Potenza.

Dal casco del ragazzo mancava una telecamerina che portava sempre con sé. Non si trovò in tutte le perlustrazioni nella zona dell'incidente. Ma, dettaglio ancora più significativo, l'oggetto risultò come sfilato, non strappato dai cavi e dall'alloggiamento come conseguenza di un violento impatto.

Con l'assistenza del legale Diego Milano, la famiglia Rifino ha continuato a tenere alta la guardia sulle indagini che sono ancora in corso. Si sono tenuti accertamenti tecnici e perizie da cui sono emersi altri particolari. Come la presenza di vernice di altro veicolo sulla marmitta della "Triumph" e residui gommosi sull'asfalto nel punto in cui l'incidente ha origine. Tracce di gomma, presumibilmente di pneumatici, che corrono parallele in modo ravvicinato o s'intersecano.

La famiglia Rifino è certa che la verità sia un'altra: un altro motociclista del gruppo ha tagliato la strada, lo ha urtato facendogli perdere il controllo sino al tragico epilogo. "Una lettera anonima arrivata in Procura dopo 2 mesi dall'incidente - dice Filippo Rifino - descrive per filo e per segno quello che era successo quel giorno e cioé che l'incidente dove ha perso la vita nostro figlio era stato provocato da un'altra moto, pertanto la conferma che quelle frenate appartengono a più moto e non a quella di Miky".

Sempre secondo quanto riferito dalla famiglia, una persona è indagata in questo procedimento. Gli è stata sequestrata la moto per una perizia. "Ma dopo 2 anni e mezzo la moto è stata completamente rimessa a nuovo senza nessuna traccia di collisione", commenta amaramente il padre di Michele.

I genitori si rivolgono allora all'autore dell'esposto anonimo: "Facciamo appello a colui che ha scritto quella lettera anonima e che quel maledetto giorno era con nostro figlio a fare un ulteriore passo avanti. Te lo chiediamo con il cuore in mano, da genitori affranti da un dolore indescrivibile. Fatevi avanti e aiutateci a trovare un po' di pace, perché sappiate che noi non vi daremo pace finché voi non la darete a noi".

Un appello per smuovere le coscienze. Chi sa, parli.