Cittadini, "sentinelle di legalità"

Il procuratore Antonio Laudati risponde alle domande di cinque giornalisti. Contrastare la mafia con la denuncia, la repressione, la prevenzione

giovedì 25 novembre 2010 12.09
A cura di Anna Maria Colonna
Le nostre piccole illegalità alimentano un grande mercato. Quello che offre terreno propizio alla mafia. Ogni giorno siamo vittime, testimoni, complici e autori di un illecito. Con il lavoro nero o, semplicemente, passando con il rosso. Ma possiamo anche farci promotori di una legalità organizzata, vigilando da cittadini sul territorio. Diventando "sentinelle di legalità". Con queste parole il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari Antonio Laudati ha introdotto il dibattito ospitato ieri sera nella sala conferenze Tommaso Fiore ed organizzato dal Circolo della Formiche. Un confronto fra organi d'informazione e Magistratura. Fra chi "controlla il corretto funzionamento delle istituzioni" e chi "controlla il corretto funzionamento della legge". Ad intervistare in Procuratore, cinque giornalisti, Ivan Cimmarusti (BariSera), Vincenzo Damiani (Corriere del Mezzogiorno), Giovanni Longo (La Gazzetta del Mezzogiorno), Isabella Maselli (Ansa – Antenna Sud) e Pasquale Dibenedetto (La Gazzetta del Mezzogiorno).

Nell'intreccio di fatti apparentemente estranei l'uno all'altro si trova l'odierna criminalità organizzata. Nel traffico di sostanze stupefacenti, nella tratta degli esseri umani, nel contrabbando, nell'usura. Nella concessione di beni illeciti a persone consenzienti. Le organizzazioni criminali, trasformatesi in vere e proprie imprese, crescono proporzionalmente alla ricchezza di un territorio. E quello barese, secondo alla Lombardia per numero di omicidi, è un distretto molto ricco, anche se non caratterizzato da fenomeni criminali storicamente presenti. "Eppure – ha denunciato Laudati – a Bari manca un Palazzo di Giustizia e si conta un numero di magistrati inferiore alle esigenze legittime ed oggettive del territorio". Occorre, dunque, fare prevenzione. Una parola su cui il Procuratore ha puntato l'accento: "Spero che anche i cittadini di Altamura diventino sentinelle di legalità".

Quella pugliese è una criminalità organizzata d'importazione. Laudati ha parlato di "meccanismi d'infiltrazione di tipo clanico a macchia di leopardo, saldati dal contrabbando". Ed ha aggiunto: "Se i focolai presenti nell'hinterland barese si uniscono è la fine, perché acquisiscono il controllo del territorio". La mafia, oggi, mostra un volto nuovo che la società conosce e con il quale ha imparato a convivere. Si chiama "mimetizzazione imprenditoriale". Aprire un'attività può essere il "modo per rendere conto dei soldi guadagnati con l'attività illecita, con la compravendita di cocaina", ad esempio. "Se l'illegalità non viene repressa, le persone o soccombono o si abituano. Ma esiste ancora una componente sana nella società e nelle Istituzioni", ha sottolineato il Procuratore. L'antimafia, dunque, si fa con la cultura e con le Istituzioni. Prevenzione e repressione devono andare di pari passo. "Il cittadino ha l'obbligo di denunciare e di controllare perché quando arriva il Pm è una sconfitta per la democrazia. Le Istituzioni locali rappresentano il cittadino. È fondamentale, sul territorio, avere un'idea condivisa di giustizia e l'Ente locale deve essere il primo ad esercitare l'obbligo di denuncia perché è il primo a percepire i segnali di tali fenomeni".

La politica, per Laudati, ha anche un altro obbligo. Quello di "mettere la giustizia nella condizione di funzionare". Qualche accenno ai processi per traffico di reperti archeologici - poi recuperati in Francia, Spagna e America - e per bracconaggio che hanno interessato la Murgia. Ma anche al traffico illecito di rifiuti sulla Murgia. Secondo i dati forniti da Legambiente, infatti, la Puglia è la seconda regione in Italia per attività legate a quest'ultimo reato (la prima è la Campania, la terza la Calabria). Una domanda alla quale il Procuratore ha risposto con una domanda: "Ma la mafia va in Germania, in America e in Spagna perché lì ci sono i soldi. Se è vero che il distretto di Bari è secondo in Italia per flussi finanziari e per transazioni economiche, è possibile che queste mafie vanno in tutto il mondo e qui no?". Ha poi lasciato, sulla questione, una frase in sospeso, "Quando la possibilità di fare affari…", ricordando che nel suo primo processo, quello sul clan dei Casalesi, Carmine Schiavone affermò: "Dottò, 'a munnezz è oro, noi facciamo più soldi con l'immondizia che con gli stupefacenti".

Nel corso della serata, oltre ad alcuni interventi dal pubblico, ha preso la parola anche il presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Pasquale Caso, che ha sottolineato la necessità di coniugare la legalità allo sviluppo economico.

Per vedere l'intero video della serata, cliccare qui.



Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna
Cinque giornalisti intervistano il procuratore Antonio Laudati © Anna Maria Colonna