Stasera sulle tavole degli italiani 2 milioni di Kg di lenticchie

Ad Altamura iniziative per recuperare un legume in via di estinzione. Chi le mangia a Capodanno...

venerdì 31 dicembre 2010 09.00
A cura di Anna Maria Colonna
Tradizione vuole che "chi mangia le lenticchie a Capodanno conta i soldi tutto l'anno". È un modo di dire che quasi sempre viene smentito dai fatti. Ben vengano la speranza e l'illusione, soprattutto quando le usanze hanno origini lontane e possono giovare anche al palato. È tipico abbinare questo legume al cotechino o allo zampone, ma chi è ai fornelli per preparare il cenone di San Silvestro non manca certo di fantasia. E le ricette abbondano. Si va dal piatto semplice alle lenticchie al vino rosso, al pomodoro o gratinate. Ma ci sono anche le polpette di lenticchie da servire come antipasto.

Sarà per la loro somiglianza alle monete, ma si dice che mangiare il noto legume l'ultimo giorno dell'anno porti fortuna. Pare che l'usanza derivi da un antico rito pagano. In passato, il 31 dicembre, era tradizione regalarsi dei portamonete pieni di lenticchie destinate a diventare d'oro. Molti le sostituiscono con l'uva, prendendo esempio dai buongustai spagnoli, che a mezzanotte ne mangiano dodici chicchi, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati dall'orologio.

La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) stima che per l'ultimo dell'anno gli italiani consumeranno il quantitativo boom di oltre 2 milioni di chilogrammi di lenticchie nell'arco di 24 ore. Il consumo pro-capite sarà di circa 20/30 grammi, e solo il 10% non le assaggerà per intolleranze e per gusto personale. Il sapore delle lenticchie varia a seconda delle dimensioni e del colore. Le varietà più diffuse si dividono in due principali gruppi, a seme grande e a seme piccolo.

La lenticchia di Altamura, conosciuta anche come lenticchia gialla o gigante di Altamura, rientra nella categoria dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Pugliesi riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali su proposta della Regione Puglia. Si tratta di quegli alimenti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato e per un periodo non inferiore ai venticinque anni. Un prodotto tipico a rischio di estinzione, perché si è passati progressivamente dall'esportazione in tutto il mondo all'importazione da Canada e Stati Uniti. Ma anche a causa di tecniche agricole non adatte al legume. L'associazione culturale "Agrogreen Service" ne sta tentando il rilancio attraverso il recupero del biotipo conservato dagli istituti di ricerca. Il Centro Studi "Lino, Lana, Lenticchia", istituito dall'altamurano Franco Stasolla ed iscritto all'Albo Nazionale dei Prodotti Tipici, ha invece depositato presso l'Ufficio Italiano Brevetti il marchio collettivo "Lenticchia di Altamura" nel tentativo di recuperare e preservare l'originalità e la genuinità del legume a coltivazione locale.