Storie di profughi, in una baracca ad Altamura nacque Romeo Sacchetti

Un messaggio dell'Amministrazione comunale per il Giorno del ricordo

sabato 10 febbraio 2024 08.30
Ad Altamura il Giorno del ricordo, che si celebra oggi, è legato alle vicende del Centro di raccolta profughi degli anni '50-'60. Famiglie che lasciarono le case in Dalmazia, Istria, ecc. e furono ospitati in baracche fatiscenti (le stesse del Campo 65 dove furono imprigionati soldati catturati al fronte, soprattutto in Africa, durante la seconda guerra mondiale).

Tra quelle persone ci fu anche la famiglia Sacchetti che in precedenza era emigrata per lavoro in Romania e poi, per vicende politiche rumene, fu costretta a tornare in patria e si ritrovò nel flusso di esuli dal confine est dell'Italia. Arrivò ad Altamura. E qui nel Centro di raccolta profughi, in uno dei padiglioni, nacque nel 1953 Romeo Sacchetti, campione europeo di pallacanestro e allenatore della Nazionale italiana alle Olimpiadi di Tokyo. La sua vicenda, e quella di altri profughi, è stata raccontata nel bel documentario "Uomini di Altamura, memoria da un campo di prigionia" di Rai Storia che è ancora visibile su Rai Play.

Per la giornata di oggi il sindaco Vitantonio Petronella e l'Amministrazione comunale hanno diffuso un messaggio. "Oggi si celebra il Giorno del Ricordo, istituito 20 anni fa dal Parlamento al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale - si legge nel messaggio -. In questo giorno ci inchiniamo alla memoria delle vittime, infoibate; sono trascorsi dolorosissimi della storia del nostro Paese. Inoltre ricordiamo le centinaia di famiglie che trovarono accoglienza ad Altamura, negli anni '50 e '60, nel Centro di Raccolta profughi (Crp) ministeriale che venne istituito nella vasta area, tra Altamura e Gravina, in cui durante la seconda guerra mondiale fu costruito il campo di prigionia 65. La presenza degli esuli nella nostra città ha dato vita a delle belle pagine di generosità e di accoglienza, in sostegno di famiglie e persone che avevano perso tutto, sradicate dalle loro terre e dalle loro case. Alcune di loro qui misero nuove radici, dando vita a preziose storie di comunità".