Libri

Se ci si vuole bene, non ci si perde mai

Mariella Massaro, giovane autrice altamurana, pubblica il suo primo libro

Giovani con la passione per la scrittura. Quando carta e penna diventano compagni di viaggio. Le parole nascono spontaneamente dai pensieri perché li raccontano senza volerlo. Spesso l'inchiostro scorre proprio come la Vita. Non conosce tempi e luoghi. Scorre e basta. A tratti rallenta, poi trabocca come un fiume in piena. Succede quando la scrittura diventa necessità di dire, di esprimersi, di condividere un'esperienza, una riflessione o anche, semplicemente, un desiderio.

Si chiama Mariella Massaro ed è nata ad Altamura, dove attualmente vive, 27 anni fa. Lavora da cinque anni presso uno studio di consulenza. Nei ritagli di tempo scrive. Lo ha fatto sin da piccola. Aveva un sogno nel cassetto. Pubblicare un libro. Mariella è riuscito a realizzarlo qualche settimana fa, quando la casa editrice campana Book Sprint Edizioni ha dato alle stampe il suo racconto "Se ci si vuole bene non ci si perde mai". Ora nel cassetto sono rimaste solo alcune pagine, le prime, quelle riviste e riscritte a distanza di anni.

Mariella Massaro ha frequentato ad Altamura l'Istituto Professionale Statale per il Commercio. «Scrivo soprattutto di notte, è l'unico tempo libero a disposizione che ho», afferma. Nel racconto, i pensieri della giovane autrice si intrecciano con la storia di Gloria, una ragazza che vive, come accade nella storia di ognuno, i diversi volti dell'Amore. Quello verso i genitori, nonostante conflitti e scontri. Quello verso gli amici, fatto di affetto e di condivisione. L'Amore inteso come innamoramento e come legame indissolubile con i propri figli. Sono fragilità e sfide in cui tutti possono riconoscersi.

«Quando c'è affetto - spiega l'autrice - nonostante i conflitti e le separazioni, nonostante la morte di un parente, di una persona cara, nonostante le vicende della vita, non ci si perde mai. Ecco perché questo titolo».

Mariella Massaro ha iniziato a scrivere circa sette anni fa. A momenti di "piena" si sono alternati periodi in cui la scrittura taceva. «Ho ancora le prime pagine, però chiuse in un cassetto… adesso sono cresciuta. Già allora volevo pubblicare qualcosa, l'idea passava, poi ritornava. È stato un percorso abbastanza lungo. Negli ultimi due anni si è fatto insistente il pensiero di dare un senso alle pagine scritte e da scrivere per pubblicarle. Ti viene naturale scrivere quando ti ispiri a qualcuno o a qualcosa, anche se la storia è inventata». La storia di Gloria rispecchia quella di Mariella solo in alcuni punti. «Quando parlo del nonno di Gloria penso a mio nonno, è una parte che sento particolarmente mia».

Mariella ha tenuto per sé questo segreto fino alla pubblicazione del libro. Quasi nessuno sapeva del traguardo che la giovane autrice stava per raggiungere. «Mi sono aiutata molto con internet. Ho fatto una ricerca per capire qual è l'iter da seguire per la pubblicazione di un libro. Non è molto diffusa l'abitudine di leggere, ma sono state vendute diverse copie ed ho già ricevuto molti apprezzamenti. Qualcuno dice di aver pianto davanti a determinati capitoli. Non me l'aspettavo».

«Un proverbio cinese afferma che ci sono tre cose nella propria vita che bisogna necessariamente fare: piantare un albero, scrivere un libro e avere un bambino. Io il mio libro l'ho scritto – sottolinea l'autrice - ho voluto condividere con gli altri i miei pensieri, le mie sensazioni, una storia pensata e ripensata, scritta e poi rivista, letta e poi riletta».

Alcuni passi del libro.

La prima cosa che perdiamo con il tempo è la giovinezza. E non parlo della giovinezza legata agli anni anagrafici, ma la giovinezza dell'animo. Il susseguirsi delle vicende, il lavoro, la famiglia, ci strappa via giorno dopo giorno un po' di giovinezza. È come se fosse una grossa margherita, ogni giorno un petalo viene giù. E nonostante noi cerchiamo di innaffiarla con i piaceri della vita, lei segue il suo corso naturale. La seconda cosa è la pazienza. Siamo così impazienti, vogliamo tutto e subito. Non conosciamo più il piacere dell'attesa. Se potessimo, anche la gravidanza, che è l'attesa più bella che ci sia, la faremmo durare meno di nove mesi. E con la pazienza perdiamo la capacità di ascoltare, di guardare. Ogni suono sembra scontato, ogni gesto dovuto, ogni luogo già visto. Viviamo camminando su equilibri di carta pesta o peggio ancora su squilibri che ci calzano a pennello. Anzi, vorremmo una vita che ci calzi a pennello. Ma la vita ama gli eccessi e mai le giuste misure. E cominciamo a capirlo già da bambini. Quando ci fanno credere che la vita sia come un disegno da colorare che, però, non deve avere sbavature (eppure io amavo proprio quelle, le sbavature). Quando non riusciamo a capire il mondo degli adulti, ma ne siamo affascinati. Quando abbiamo così fretta di crescere, tanto da iniziare ad imitare i grandi e nel frattempo, cresciamo davvero (pagg. 57-58).

Sembrava che mi esplodesse tutto dentro: polmoni, stomaco, cuore. Che non ci fosse più un corpo a tenere in gabbia tutto quanto, che non ci fosse più una mente ad immagazzinare ed ingabbiare le emozioni e le sensazioni. Ma che ogni cosa andasse per conto suo, che ogni emozione arrivasse alla punta del mondo per poi tornare indietro, come un boomerang. E il suono delle onde era balsamo della mia anima ferita, delusa, assente
(pagg. 68-69).
  • Mariella Massaro
  • Book Sprint Edizioni
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