ROYALTY UVA: “No a contratti capestro in Puglia”

La denuncia di Gianni Stea

lunedì 2 ottobre 2017 15.38
"La Puglia dell'uva da tavola sta diventando una colonia israeliana, californiana o cilena. Per produrre determinate varietà versiamo vere e proprie royalty ai Paesi d'origine. Ma ci viene anche imposto di vendere il prodotto solo a determinati soggetti. E, nel caso in cui quest'ultimo impegno viene violato le viti possono anche essere tagliate». E' la denuncia del consigliere regionale pugliese, Gianni Stea.

"L'utilizzo delle nuove e pregiate varietà si scontra con la tutela dei diritti d'autore. Per poter coltivare alcune delle nuove varietà californiane o israeliane, per esempio, è infatti necessario sottoscrivere un contratto con grandi vincoli, pagare royalty, vendere e commercializzare l'uva solo attraverso gli uffici centralizzati della società detentrice del brevetto vegetale. Queste condizioni - per il consigliere regionale pugliese - non sono accettabili dai produttori italiani, e pugliesi in particolare, abituati a coltivare e commercializzare liberamente. Le condizioni imposte dai possessori di brevetto vegetale sono quindi ritenute limitative della libertà dell'imprenditore e riduttive per il reddito. In pratica, si riconosce il diritto delle società ad esigere quanto gli spetta per la costituzione e proprietà delle varietà, ma tutto questo deve avvenire una sola volta e senza interferire poi nel proseguo dell'attività imprenditoriale".

Stea si rivolge al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, "affinché con l'assessore all'Agricoltura Di Gioia e il dottor Nardone si valutino nuove strategie per liberare la Puglia da tale giogo. Siamo pronti a studiare un'apposita proposta di legge regionale che possa fare da apripista ad una più ampia normativa nazionale. Considerando il nostro territorio e come questo è strutturato, crediamo che la cosa migliore da fare sia lasciare libero il produttore di vendere a chi, di volta in volta, ritiene più opportuno evitando che si possano esplorare un limitato numero di canali commerciali".