I giardini che nessuno sa: i detenuti diventano floro-vivaisti

Il laboratorio verde è un progetto di reinserimento sociale

venerdì 21 novembre 2014 12.26
Allestire e curare un'area verde in carcere, mentre si espia la pena, in attesa di poter svolgere, una volta liberi, la professione di floro-vivaista.

Questo lo scopo del progetto di reinserimento sociale tenutosi presso l'istituto penitenziario di Altamura, e presentato nel corso del convegno ''I giardini che nessuno sa''. Dodici i detenuti interessati dal corso di formazione, organizzato dalla cooperativa Auxilium e rientrante nelle attività dell'ambito territoriale per i servizi sociali. Un laboratorio del verde ha permesso di realizzare un giardino fiorito nelle aree esterne dell'istituto.

Al convegno erano presenti, oltre al sindaco Mario Stacca e all'assessore Raffaella Petronelli, la direttrice Lidia De Leonardis, il provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria Giuseppe Martone ed il Garante regionale dei detenuti Piero Rossi che ha illustrato la prossima iniziativa regionale dei ''Cantieri sociali''. Dai vari interventi è emersa l'importanza di iniziative simili per creare opportunità e competenze spendibili nel mondo del lavoro dopo aver scontato la pena detentiva.

Un'iniziativa sperimentale con esiti positivi, la prima dedicata alla popolazione carceraria dell'istituto di pena altamurano, che secondo il dirigente comunale Berardino Galeota e la coordinatrice dell'Ufficio di Piano Caterina Incampo sarà seguita da ulteriori bandi riguardanti iniziative di inclusione.

La struttura penitenziaria di Altamura è una sezione di casa di reclusione a custodia attenuata, l'unica presente in Puglia, ed ospita tre padiglioni con detenuti di media sicurezza, protetti e semiliberi di non rilevante pericolosità. La caratteristica principale di tali strutture è appunto la sperimentazione di attività finalizzate al recupero e al reinserimento sociale dei detenuti.