Riflessioni dal mondo carcerario

Un giovane altamurano scrive una poesia. Pensieri sulla dignità umana

martedì 8 maggio 2012
Una poesia scritta da un giovane altamurano che attualmente vive l'esperienza del carcere. "Continuare a lottare" sembra essere il suggello di una profonda riflessione sulla dignità umana. È presentata, così, una lettura in chiave fenomenologica della integrità di un uomo che respira lo spaccato del mondo carcerario italiano. Nelle sue righe, non c'è traccia di alcuna forma aforismatica che oscuri la consapevolezza dell'insopprimibilità del dolore. La società, per il giovane, appare teatro di menzogne consolatorie ad una conoscenza spietata, ma veritiera.


La dignità

Dignità come essenza dell'umanità
A volte agognata, a volte persino qualità.
Spesso lesa, poche volte ripresa.
Sempre combattuta,
A volte dopo una brusca caduta,
Che ci fa rialzare
Per continuare a lottare,
Perché la dignità è vita, è un dono di Dio
E a tutto ciò non rinuncio Io.


Dignità per me è contrario di Società,
Che impone doveri e tralascia diritti,
Assurgendo a doni, piaceri, favori, regali
Per i cosiddetti diversamente sociali
E i diritti per i ceti elitari.
Ci vuole raccomandazione affinché si attui
La traslazione diritti-uomo, uomo-doveri.
I diritti negati dardeggiano la dignità
senza la quale, ho perso l'umanità.


Tutto questo per demonizzare la società
Che intrisa di pregiudizi crede di tutelare la comunità
E incrimina, affligge, reclude, condanna, inchioda
Fungendo da deterrente alla criminalità,
Non preserva in realtà,
Non tutela, non aiuta a cucirsi nel tessuto della società
Bensì a dipanarsi vanificando e intaccando i doveri
Che esercitano le brave persone
Contraddistinte non da una posizione sociale adagiata
Ma dal senso di civiltà che la società non ha!


Dignità come principio di libertà
Quella vera, quella entro i limiti della legalità
Per dirla alla francese: Libertà, Uguaglianza, Fraternità
Per sfuggire alla monarchia
Non a quella che oggi rasente l'anarchia
Con le reiterazioni nelle sue contraddizioni
Disprezzando tutto ciò che è povero, straniero recluso
Facendone un immane abuso
Pensando di preservare il cittadino
Ma velatamente condannandolo più di un assassino
Che crede nella società.


Ma è lesa la sua onestà
Poiché la società non ha nessuna lealtà
Abbatte i diritti per erigere il muro dei doveri
Quelli pretesi, quelli imposti, quelli istituiti
Perché è lei che comanda
E alla società niente si domanda, con lei solo si sbanda. . .


D.S.