Estendere il trattamento eradicante a tutti i soggetti affetti da Epatite C

Approvato dalla III Commissione Sanità il documento presentato dalla maggioranza del Consiglio regionale

domenica 20 novembre 2016
Epatite C, sono sempre di più i casi registrati in Puglia, in particolar modo nella provincia di BAT.

E' per tutelare la salute della popolazione pugliese che è stato approvato con voto unanime dalla III Commissione Sanità, in data lunedì 14 novembre 2016, il documento presentato dalla maggioranza del Consiglio regionale che mira ad estendere il diritto al trattamento eradicante ad un maggior numero di soggetti affetti dal virus Epatite cronica di tipo "C" (HCV), poiché grazie ai nuovi farmaci per l'Epatite C, è possibile eliminare l'infezione ed evitare l'aggravarsi della stessa in cirrosi e tumori del fegato.

"I dati sino a gennaio del 2015 – spiega il consigliere Giuseppe Turco (PpE) – ci dicono che in Puglia ci sono 23.000 pazienti affetti da infezione cronica e di questi solo 5mila sono sottoposti ai costosi trattamenti perché rientranti negli stadi di avanzamenti F3 ed F4, cioè quelli più gravi. Accanto a questi c'è però una platea di cittadini (circa 8mila) che, pur in assenza di complicanze, non rientra nei trattamenti e nei criteri stabiliti dall'AIFA".
Per questo, sarà presentata al Governo una mozione in cui si richiede l'istituzione di un apposito registro e un osservatorio regionale che sostenga anche gli stadi meno gravi come F1 ed F2, "andando oltre – dichiara il capogruppo dei Popolari Napoleone Cera – le prescrizioni fissate dall'AIFA, considerando tale scelta come un investimento per la salute".

Per il trattamento dei primi 5.000 pazienti, lo scorso anno il Servizio sanitario regionale ha impiegato circa 140 milioni di euro, di cui 120 ripianati direttamente dalle aziende farmaceutiche produttrici che, mediante il meccanismo del "pay-back", hanno ridotto il costo pro-capite della terapia a seconda dei volumi di farmaco acquistati. Con questo espediente, estendendo il trattamento a tutti i pazienti, pertanto si potrà "far rientrare tale spesa nel capitolo investimenti e non in quello dei servizi, al fine di non aggravare i conti delle Asl e di non compromettere il piano rientro sanitario", conclude Turco.