Scommettere sul territorio anche in tempo di crisi

Un giovane altamurano racconta la sua esperienza ad Altamuralife. Ritorna il farro sulle nostre tavole

venerdì 14 maggio 2010
A cura di Lucrezia Baldassarra
Da sempre, il vero punto di forza di una nazione è quello di poter contare su braccia giovani e forti. Ebbene è ciò che accade anche in piccolo nel nostro territorio: puntare sulle innovazioni giovanili per migliorare il futuro di una regione. Servono idee nuove, innovative che con un pizzico di rischio e buona fortuna possono fare molta strada. È quello su cui ha scommesso Antonio Colamonaco agronomo e giovane imprenditore altamurano che, utilizzando in parte i mezzi dell'azienda agricola di famiglia, ha proposto, mettendola poi in pratica, la produzione di un qualcosa che dalle nostre parti non è molto conosciuto: il farro.

Attualmente, l'azienda famigliare provvede alla sua coltivazione e Antonio Colamonaco si occupa della commercializzazione e della trasformazione del prodotto. Il farro, dopo la raccolta, viene trasportato in un'industria alimentare la quale provvede alla sbramatura ed alla perlatura. Successivamente il prodotto viene imbustato ed etichettato. Attraverso queste fasi fondamentali del processo viene ottenuto un prodotto da vendere direttamente ai consumatori: il Farro Perlato. Questa scelta strategica come dice lo stesso Colamonaco "fa la differenza perché ormai il sistema produttivo non punta più alla quantità ma alla qualità. E quest'ultima caratteristica mi ha permesso di registrare una drastica diminuzione della concorrenza sul territorio, aprendo alla mia azienda nuovi mercati. Pertanto, a seguito di questo epocale cambiamento, ho la possibilità di avvicinarmi ad un nuovo ampio ventaglio di acquirenti, interfacciandomi direttamente con il consumatore e saltando quel passaggio, prima obbligato, rappresentato dai grandi commercianti, compratori di cereali all'ingrosso".

Se poi a tutto questo si aggiungono anche le ottime proprietà nutrizionali del farro che rispetto al grano contiene una percentuale maggiore di aminoacidi (leucina, metionina e fenilalanina), vitamine (tiamina, Riboflavina, Niacina) e minerali, come il fosforo non resta altro che farlo divenire parte integrante della nostra dieta. Il farro, inoltre, cresce bene su terreni poveri di elementi nutritivi, in zone collinari tra i 300 e i 1.000 m s.l.m., quindi risulta essere una coltura idonea per i terreni della Murgia ed in particolare per le coltivazioni di quei terreni seminativi situati all'interno del Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Inoltre, nel Museo Archeologico Nazionale della nostra città, è esposta all'interno della mostra del pane, un'impronta di spiga di farro su intonaco di una capanna risalente al Neolitico. Questa ricerca dimostra come afferma lo stesso agronomo che "il prodotto è stato presente sul territorio sin da tempi antichi, si tratta solamente di riproporne il consumo".

Antonio Colamonaco è convinto che il farro racchiuda in sé molteplici caratteristiche, che lo renderanno sempre più apprezzato sia dagli agricoltori, per la semplicità della coltivazione e l'adattabilità al territorio della Murgia, sia dai consumatori, per le sue proprietà organolettiche, i suoi principi nutritivi, sia, infine, dalle Istituzioni Regionali per le sue potenzialità che potrebbero ben favorire lo sviluppo economico delle aziende e del territorio, anche attraverso l'incremento del turismo gastronomico. Fondamentale è stata la presenza del giovane imprenditore a molte fiere cittadine, ultima quella del 23 e 24 aprile ad Altamura dove il farro è stato degustato dalla gente che stentava a riconoscere il prodotto. Per la prima volta, inoltre, assieme al fungo cardoncello, al pane di Altamura e alle orecchiette, il farro è arrivato in Umbria, presso al fiera di Norcia, come prodotto pugliese. La strada non termina qui. L'obiettivo è quello di continuare a scommettere sul prodotto e su se stessi investendo nella crescita del nostro territorio.