Uomo di Lamalunga
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Uomo di Altamura: un Neanderthal con il dna più antico

La scoperta dall'analisi di un frammento di scapola

L'Uomo di Altamura è il più antico Neanderthal di cui si sia ricavato il codice genetico.

Dopo settimane di polemiche sull'ipotesi di rimozione del suo cranio, "Ciccillo" torna a far parlare di sé, questa volta per un importantissima scoperta scientifica.

La notizia proviene da un gruppo interdisciplinare di studi che dal 2009 lavora sullo scheletro di Lamalunga, guidato dal prof. Giorgio Manzi della Sapienza di Roma e da David Caramelli dell'Università di Firenze, in collaborazione con le autorità locali e la Soprintendenza archeologica della Puglia.

Le informazioni sul dna dell'Uomo di Altamura, pubblicate sulla rivista "Journal of human evolution", raccontano che l'individuo, appartenente alla specie Neanderthal, vissuta in Europa tra 200mila e 40mila anni fa, ha iniziato a essere attivo prima di 189mila anni fa, mentre le formazioni di calcio stratificatesi sullo scheletro umano si sono cominciate a deporre tra i 172mila e i 130mila anni fa, nel pieno dell'ultima glaciazione quaternaria. Dati non riscontrati finora su nessuno dei reperti esistenti in Europa e nel vicino Oriente, e che permettono di indicarlo come il più antico Neanderthal da cui siano state estratte porzioni di materiale genetico.

La notizia, però, in questo caso è doppia. Si apprende infatti che la scoperta è stata possibile prelevando dalla tomba di roccia in cui "Ciccillo" giace da centinaia di migliaia di anni, un frammento di scapola, utilizzando metodologie innovative e tecnologicamente avanzate, e, assicurano gli esperti, "in condizioni di massima sicurezza e assoluta sterilità". Un'operazione che, seppur non paragonabile alla rimozione del cranio paventata dal progetto di riproduzione dello scheletro in 3D al centro del dibattito recente, rappresenta un precedente e lascia intendere come per alcuni studiosi sia possibile "una combinazione virtuosa fra ricerca scientifica, tutela del patrimonio e sua piena valorizzazione", come dichiara il prof. Manzi, che definisce l'Uomo "una formidabile ricchezza per il territorio dell'Alta Murgia, già ricco di tesori fossili come la pista di impronte di dinosauri del tardo Cretacico".

Lo stesso Manzi, mesi fa, aveva ipotizzato la rimozione del cranio dell'Uomo di Altamura, un'eventualità che aveva scatenato polemiche e una levata di scudi da parte di istituzioni e cittadini, ma che, come conferma anche questo parziale prelevamento di materiale osseo dallo scheletro, è condivisa da più di un esponente del mondo scientifico.
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